Manuela Schiano e l’arte bondage Giapponese

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Bondage giapponese: lo SHIBARI nelle illustrazioni di Manuel Schiano.

Manuela Schiano riesce a proporre al popolo del web l’arte sensuale del legare con la corda in illustrazioni altamente erotiche. Mi sono scontrata con le sue opere realizzate con cura e meticolosità, ho percepito la tensione sensuale nelle sue linee in tavole da collezioni e la femminilità nel suo immaginario. Nonostante la figura di donne legate, apparentemente costrette, aumenta la consapevolezza mente-corpo e l’intimità con un partner, oltre a stimolare la creatività.

Dovevo inserire la nostra intervista nel percorso di FEMMINA: la femminilità che esprime è forte, è di potere e di dominazione, restando in sospensione.

Ringrazio la sua disponibilità e l’opportunità di saperne di più sullo Shibari, una pratica affascinante di controllo che sta sdoganando nell’eroticart.

1 – I tuoi disegni diventano quadri: da dove arriva la tua ispirazione?

Ho sempre amato il Barocco italiano, la sua potenza espressiva. Mi ispiro, o per dir meglio, vorrei tendere a raggiungere lo stesso impatto che le opere scultoree e pittoriche di quel periodo hanno su di me. Da piccola ho letto però anche tanti manga e quindi ho sviluppato un amore anche per l’arte e la cultura nipponica. Mescolando le due cose e le esperienze della vita prendono corpo i miei lavori.

2 – L’erotismo nella tua arte è quando…

Desiderio soprattutto. Tutto ciò che desidero, nel bene e nel male, acquisisce una carica erotica. Incontrare i propri mostri, frequentarli implica sia temerli che esserne attratta. Quest’ambiguità del desiderio genera il sentimento erotico.

3 – Come hai trasformato la tua passione in lavoro.

Ho ripreso a disegnare, dopo una lunga pausa durata dodici anni, in cui ho frequentato il mondo del teatro, per un’esigenza espressiva che doveva nuovamente svolgersi in solitudine. L’idea di farla diventare una professione a tutti gli effetti è nata prima come richiesta da parte del pubblico che vedeva i miei lavori sui social e poi come strumento di emancipazione della mia vita.

4 – Vorrei chiederti se hai artiste di riferimento, e credo che in Italia tu sia l’unica donna che genera arte ispirata alle pratiche erotiche giapponesi.

Non ho nessun’artista di riferimento in particolare ma il mio lavoro è stato spesso accostato a quello di Apollonia Saintclair, il che mi ha piacevolmente lusingata. In Italia ci sono artiste che amano di tanto in tanto realizzare opere erotiche ispirate al bondage giapponese anche se non è il tema principale dei loro lavori. Penso a Eugenia Carraro (ec.draft su Instagram), ad esempio.

5 – Di cosa si tratta realmente quello che disegni e come viene intenso oggi da un pubblico che se ne interessa sempre più.

Quello che disegno parla soprattutto delle emozioni che prendono il sopravvento, del desiderio verso quello che più temiamo e che al tempo stesso agogniamo e di quello che effettivamente mi è successo e mi succede. La crudeltà e la tenerezza, spesso viaggiano insieme nelle relazioni tra le persone. Nella maggior parte dei casi il pubblico accoglie positivamente quello che disegno, restano comunque persone che fanno fatica a comprendere che il concetto di consenso e desiderio possa essere espresso con immagini che a primo impatto vengono percepite come disturbanti.

6 – Come vedi la donna in questo settore artistico ed erotico: qualche consiglio per le “appena arrivate”.

L’erotismo visto dal punto di vista femminile può solo arricchire questo settore artistico. È importante staccare la figura femminile dall’immagine idealizzata e dualistica dell’angelo del focolare o della puttana ingannatrice. Nessuna donna, nessuna persona è solo una cosa ma tutto quello che c’è nel mezzo. Come dire che non si danno solo pulsioni positive o negative ma tutto è mescolato, come nel concetto cinese di Yin e Yang, per esempio.

Per chi vuole esprimere la contraddittorietà dell’esperienza umana, dai suoi luoghi più chiari a quelli più oscuri, posso solo suggerire di entrare profondamente in contatto con le proprie emozioni e di disegnare tantissimo. La pratica assidua è la chiave per migliorare la propria potenza espressiva.


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