MAUS: la prima graphic novel

fumetto e olocausto

1992 Premio Pulitzer a una graphic novel.

Una graphic novel, in effetti, fu per la prima volta vincitrice di un premio. L’autore Art Spiegelman racconta la sua storia, di come ha vissuto l’olocausto con la sua famiglia difendendosi con una metafora: gli ebrei sono raffigurati come topi antropomorfi, i tedeschi come gatti, i polacchi come maiali, i francesi come conigli e così via.

«Sono fiero di Maus, sono fiero di esser stato in grado di farlo, che sia nato tramite me. D’altro canto, ha inevitabilmente oscurato qualsiasi cosa che abbia fatto dopo e che abbia fatto prima, a volte in modi che trovo ingiusti. Eppure lo capisco perfettamente, che sia così».

Spiegelman aveva cominciato a lavorare al progetto di Maus fin dai primi anni Settanta, intervistando suo padre Vladek, ebreo polacco di origine, sulla storia della propria vita. Impiegò più di vent’anni per realizzarlo e pubblicarlo a puntate sulla sua rivista RAW e successivamente il New Yorker.

Oggi ricorre il Giorno della Memoria per commemorare le vittime dell’Olocausto, proprio in questo giorno perché il 27 gennaio del 1945 le truppe dell’Armata Rossa arrivarono al campo di concentramento di Auschwitz. Convinti di portare la liberà si accorsero ben presto che non c’era nulla da liberare, ma scoprire come fosse terribile l’animo umano. I nazisti erano scappati via da qualche giorno lasciando orrore. In Italia la voce di Liliana Segre racconta quella marcia di morte, ricorda la privazione di essere e di genere.

Pertanto ringrazio la condivisione di due numeri di MAUS da leggere direttamente nel tuo dispositivo. Condividere fumetti, che non dimenticano, è il mio modo di esserne partecipe.

La verità è tanto più difficile da sentire quanto più a lungo la si è taciuta.

Anna Frank

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