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“È TUTTO UN MANGA MANGA”

DISPONIBILE IN LIBRERIA E FUMETTERIA

Dal 10 luglio c’è un manuale satirico sui robottoni giapponesi (www.mangamanga.eu) che tra le Anime di Netflix e le serie popolari di Carton Networks troverà una sua collocazione nella nuova generazione?
In effetti anche no, perché solo la mia ricorda gli scontri mortali in cui anche le Barbie erano coinvolte. Oggi i robot si tengono in scatola su una mensola, ricordiamoci non sono giochi ma Action figure, please!

La combo di questo fumetto controcorrente sono gli autori: testi di Roberto Corradi, disegni di The Hand, prefazione di Piero Pelù e l’editore: EF edizioni – collana Reika Libri (www.efedizioni.com).

Per questo motivo ho chiesto loro di approfondire alcuni aspetti interessanti, e ringrazio gli autori Roberto Corradi e Maurizio Di Bona dell’intervista doppia!

Sinossi

Robot che abbiamo amato, robot che abbiamo odiato, robot che abbiamo ignorato e che, anche dopo aver letto queste pagine, continueremo a ignorare… esiste un’enciclopedia dei fiori… poteva non esisterne una dei robot/cartoni animati di qualche decennio fa? Certo che poteva, però noi abbiamo deciso che no e “E’ tutto un Manga Manga” è l’enciclopedia robottonica che mancava fatta alla nostra maniera e con un gran vantaggio per tutti: non verremo di domenica mattina a vendervela a casa.

Ci sono dettagli, a volte, che fanno la differenza.
31 robot schedati, raccontati, smontati ed illustrati più un “fuori programma” gravido di scarabocchi eretici e annotazioni sul tema, per un totale di 150 pagg … spaziali

Elenco dei 31 robot:
Boss Robot, il Grande Mazinga, Daitarn 3, Mazinga Z, Ufo Robot Goldrake, Gundam, Trider G7, Daltanious, Jeeg Robot d’acciaio, Gordian, Supercar Gattiger, Voltron, God Sigma, Zambot 3, Diapolon, Astrorobot, Gaiking, Gackeen, Astroganga, Getter robo, Bryger, Vultus V, Megaloman, Tekkaman, Ultraman, Baldios, Spectreman, Godam, Daikengo, Danguard, Afrodite A.

Chi sono gli autori?

Roberto Corradi (1976)
romano, deve i suoi inizi a Corrado Mantoni. Ha lavorato con Alberto Sordi, ha inspiegabilmente diretto quattro settimanali umoristici, ha fatto un po’ di personaggi a 610 e al Ruggito del Coniglio, ha pubblicato dei libri e scritto spettacoli per il teatro, la tv… cose così. Sa fare anche il pandoro che quando uno legge questa bio, è l’unica cosa che poi si ricorda.

Maurizio Di Bona (1971)
è un disegnatore napoletano noto come “The Hand”. Si occupa di rockstar, fumetto, filosofia e satira. Ha collaborato con Beppe Grillo, Gillian Anderson e la compianta Dolores O’Riordan dei Cranberries. Ha scritto e disegnato Cose da Runners (Becco Giallo 2016) e Chi ha paura di Giordano Bruno (Mimesis 2006). Quando non disegna va a correre per trovare le giuste ispirazioni.
Maurizio Di Bona – theHand
www.mauriziodibona.it / www.thehand.it

INTERVISTA DOPPIA

1.Quali sono state le fonti d’ispirazione di questo vostro lavoro?

Rob: L’ossessione. Da quando, da piccolo, ho visto per la prima volta i robottoni, non ho mai smesso di pensarci e di pensare che un giorno ne avrei guidato uno, pettinato col ventilatore come uno dei tanti piloti dei cartoni. Prima o poi tutto questo doveva sfociare in qualcosa e ecco “E’ tutto un manga manga”.

Maurizio: Le fonti, perdona la tautologia, sono state proprio le fonti. Per me è stato come chiudere un cerchio aperto davanti alla tv di quegli anni. Non che già da bambino prevedessi quello che avrei fatto quaranta anni dopo, ma l’osservare quei cartoni era anche “scuola“ e “studio” di quelle linee e quei dettagli che, finito il cartone proseguiva sui pochi supporti cartacei recuperabili dell’epoca, le figurine Panini su tutti.

2. Cosa racconta  “è tutto un Manga Manga” e a quale pubblico è destinato?

Rob: racconta cosa sono e erano i robottoni però senza la puntigliosità degli esperti tipo quelli che un tempo rispondevano alle domande di Mike Bongiorno e è destinato a tutti, ai reduci dell’epoca e a chi è nato molto prima o molto dopo. Noi che siamo nati nel “durante” ci arroghiamo il ruolo di evangelizzatori.

Maurizio: abbiamo sempre visto quei robot in azioni di combattimento o in pose plastico-eroiche con dito puntato verso la “seconda stella a destra”, come è giusto che fosse del resto. Io mi sono divertito a decontestualizzarli, donandogli movimenti e posture più umane e vicine ai tempi che viviamo, anche citando figure iconiche del mondo della musica o del cinema. Per cui Mazinga si muove come Michael Jackson, Goldrake come Freddie Mercury, Diapolon come John Travolta, Venus come Grace Jones… Scontato dire che il pubblico dell’ “io c’ero”, ossia dei coetanei sia quello empaticamente privilegiato. Mi piace pensare però che anche tutti quelli che non c’erano possano essere incuriositi dallo sfogliare il libro per comprendere cosa e quanto si siano persi. 

3. Credete che la vostra opera può colmare il gap generazionale e in che modo?

Rob: no, non credo che sia possibile… i ragazzi di oggi hanno gli strumenti per condividere tutto e, dalle fonti ufficiali, non hanno niente da condividere e quindi se lo devono inventare loro. Noi non avevamo mezzi di comunicazione senza filo, se rimanevi con l’auto in panne in un bosco morivi lì, però avevamo i cartoni che ci accomunavano tantissimo. Anche i cartoni, direi. Il libro serve a rendere la suggestione e il sapore che quella trincea televisiva suscitava.

Maurizio: Solo una macchina del tempo potrebbe, ed ho in testa un modello specifico! Bisognava esserci e sebbene sia una cosa che declinata in modalità diverse dice ogni generazione del proprio  tempo legato all’adolescenza, ci tengo a dirlo con particolare convinzione: “siamo stati fortunati”. Non solo per i robot e i loro creatori a cui siamo debitori di emozioni preziose, ma per l’intero contesto in cui è avvenuto il tutto.

4. Avete già in mente il prossimo progetto?

Rob: Sì, di quelli ne abbiamo a bizzeffe. Anzi, il problema è proprio scegliere quello che ci andrà di sviluppare prima. Se non dovessimo riuscirci, racconterei la storia di due amici che non si decidono su quale lavoro concentrare gli sforzi.

Maurizio: Vero, più di un’idea è già sul tavolo. Attendiamo la fine dell’estate per capire in che direzione muoverci.

5.Con chi vi piacerebbe collaborare?

Rob: Con dei professionisti, parlando proprio di autori. Sembra retorico o superfluo sottolinearlo ma in realtà è la cosa più importante, quando si decide di mettere in piedi un progetto. Soprattutto oggi che tutti si improvvisano tutto e poi purtroppo nessuno sa fa’ niente.

Maurizio: Mi piacerebbe poter intercettare certe rockstar che sono sempre state oggetto di miei disegni. Guardando ad un progetto sui chitarristi che non ha ancora trovato l’editore giusto mi verrebbe da dire David Gilmour. Qualora dovesse leggere, potremmo vederci non lontano da casa dei miei, a Pompei, visto che lui ha le chiavi della città 😉

6.Di quale fumetto avreste voluto esserne voi gli autori?

Rob: Di quello che ancora manca, le storie di un supereroe che abbia tutti i poteri necessari a spiccare il volo o distruggere i nemici ma che poi si debba scontrare con i problemi della vita di tutti i giorni. Non mi sbalordisce che Clark Kent voli: è Superman, quello deve fa’! Mi lascia sempre disorientato che nessuno lo riconosca se si mette gli occhiali: ma che gente vive a Metropolis?

Maurizio: Ce n’è talmente tanta di roba bella nella nona arte che non saprei da che parte cominciare. Potrei dirti due fumetti lontanissimi per stile e genere come Spider-man e Geppo, che non so quanti in lettura conoscano… Ma meglio dedicarsi alle proprie di cose, visto che sono lasciate a metà da non so quanto, perché di tempo e tranquillità necessaria per operare non ce n’è mai abbastanza.

7.Quali fumetti state leggendo?

Rob: Topolino. Se me lo avessi chiesto trent’anni fa ti avrei risposto così e se dovessi chiedermelo tra vent’anni, credo che risponderò sempre così. A patto che continuino a pubblicarlo. Perché, co’ ‘sti chiari de luna che girano… niente si può dare per scontato.

Maurizio: Sto rileggendo la miniserie UT con le tavole di una bellezza sconvolgente di Corrado Roi. Non ci ho capito granché la prima volta e probabilmente non ci capirò molto neanche stavolta, ma magari sono io che con l’avanzare dell’età… come dire? Afferro meno. O forse alla terza rilettura mi sarà chiaro che l’opera vuole proprio rendere l’inafferrabile e allora contenti tutti!

Ebbene ritrovarsi catapultata negli anni anche della mia infanzia ma le non fa. E tu con quale robot giocavi?

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